Transizione 5.0. Nuove prospettive legate alle iniziative Transizione 5.0 aprono le porte sia ai professionisti della tecnologia che ai revisori dei conti. Come già accade con il super bonus, questi esperti avranno un ruolo centrale nel piano di risorse da 6,3 miliardi del Pnrr e la responsabilità di garantire il mantenimento delle risorse progettando sistemi efficienti dal punto di vista energetico e segnalando i costi allo Stato.
Transizione 5.0: programma normativo
Il programma Transizione 5.0 è un ramo del Pnrr che prevede incentivi sotto forma di crediti d’imposta alle aziende che investono in progetti di efficienza energetica. Il livello minimo di risparmio richiesto per ricevere il bonus è del 3% rispetto alla spesa precedente, ma il sistema funziona a premi. Pertanto, al maggior risparmio ottenuto (che di fatto viene certificato dal tecnico) corrisponde una percentuale di credito d’imposta più elevata. Incoraggiare gli investimenti in miglioramenti della produttività e impianti di energia rinnovabile.
Transizione 5.0: valutazioni
Per ottenere il credito d’imposta è necessario effettuare due accertamenti asseverati: una valutazione ex ante che dimostri il risparmio energetico ottenibile in termini di accettabilità del progetto, ed una valutazione ex post che dimostri che l’effettiva realizzazione dell’investimento rispetta i requisiti richiesti certificazione ex ante. I soggetti autorizzati sono diversi; ci sono le Esco, le società già impegnate nel controllo energetico nelle grandi aziende, è certificata da un organismo accreditato secondo la norma UNI CEI 11352, in cui sono qualificati anche 770 specialisti in gestione dell’energia. (Ege), certificato secondo la norma UNI CEI 11339. Si tratta di esperti di diagnostica energetica come previsto dalla Digs 102/2014: 3.428 esperti in Accredia. Tuttavia, esistono circa un centinaio di organismi di valutazione della conformità accreditati secondo varie norme armonizzate nel settore energetico.
Transizione 5.0: ruolo dei revisori
Il CNI, consiglio nazionale ingegneri ha scritto una nota ai dipartimenti che gestiscono la transizione “Made in Italy 5.0”, chiedendo l’integrazione di queste professionalità. Tutti questi enti possono anche predisporre un’altra perizia giurata, una perizia giurata sui beni di investimento. Tuttavia, secondo lo schema di decreto attuativo, il documento è aperto anche a tutti gli ingegneri (compresi quindi quelli della Parte B), periti industriali e, in alcuni casi, anche periti agrari, agronomi e medici forestali. Uno spazio importante si è aperto anche ai revisori legali, in particolare a quelli iscritti nella parte A del registro (cioè i revisori contabili che esercitano attività): secondo i dati MEF, sono 39.535 i revisori abilitati, contro i 79.735 della parte B. di loro non hanno un lavoro da tre anni. Il revisore deve certificare che tali spese sono state effettivamente sostenute e corrispondono alle risultanze dei documenti contabili predisposti dalla società. «È un’operazione win-win – commenta il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio – per i revisori si apre un’opportunità di mercato, e nel contempo lo Stato è garantito nel trasferimento di risorse, evitando così il dilagare di truffe come è capitato per alcuni bonus edilizi». Per de Nuccio non si tratta di un caso isolato «ma un modello virtuoso che coinvolge appunto i professionisti nel ruolo di garanti del corretto impiego di fondi pubblici avviato con la nostra collaborazione già nel 2021e nel quale il Governo sta dimostrando di voler credere, avendolo previsto per tutti i nuovi incentivi, a partire dal Super-bonus, ma anche per il bonus Zes».
Transizione 5.0: polizze
Il decreto impone ai professionisti della tecnologia di richiedere una polizza di responsabilità civile con l’obiettivo di isolare le aziende e lo Stato dai danni derivanti da crediti indebiti. Il massimale va «adeguato al numero delle certificazioni rilasciate e agli importi dei benefici derivanti dai progetti di innovazioni».